Antonio D'Andrea nasce nel 1934.
Questa è la sua testimonianza.
Nel 1943 avevo nove anni e abitavo
in Via Chiatamone. A quel tempo tutti gli alberghi erano occupati dai tedeschi. Ricordo di averne incontrato uno a bordo di un sidecar, che mi chiamò, mi fece salire sulla sua vettura e mi portò a Villanova, al giardino degli aranci dove consegnava la posta. Per alcuni giorni mi diede da mangiare un pezzo di pane di segale e della margarina... un lusso per me!
Dopo un po' quel tedesco mi salutò, lasciò
Napoli e non lo rividi più. La vita a quell'epoca era davvero molto difficile, andavamo a raccogliere le schegge delle bombe per accumulare un po' di ferro, il cibo scarseggiava così come il denaro, e la mia famiglia, insieme a molte altre, viveva di stenti, basti pensare che mio cugino, a distanza di dieci anni dalla fine della guerra, di notte sognava ancora di mangiare, tanto era forte il ricordo della fame di quei giorni. Il 4 agosto 1943 ci fu l'ultimo bombardamento degli americani, i quali lanciavano su Napoli le cosiddette bombe a grappoli, ovvero bombe a tempo, che esplodevano solo dopo la caduta, come un grappolo d'uva appunto, per riuscire così a fare, con il minimo spreco, il massimo danno possibile. Ricordo ancora che l'otto settembre fu annunciato l'armistizio, firmato il tre dal generale Badoglio, e che fu considerato come un tradimento degli italiani ai danni dei tedeschi. Questi, infatti, il nove settembre diedero inizio ad una serie di duri massacri inferti alla popolazione, come quello, passato alla storia, di Cefalonia. Tre giorni dopo i tedeschi ordinarono alla popolazione napoletana di abbandonare la fascia costiera. Fu in quel giorno che vidi una moltitudine di bersaglieri italiani scendere da Monte di Dio, che, armati di mitragliatrici, catturarono quasi tremila prigionieri tedeschi. Sebbene un moto antifascista esistesse già da tempo, la popolazione decise di insorgere spontaneamente soltanto il 28 settembre, data d'inizio delle note Quattro Giornate di Napoli. Questa devastante e vittoriosa rivolta parti come movimento organizzato dai partigiani, che costituivano un nucleo solido all'interno della città, solo in un secondo momento si uni la popolazione, stanca delle continue vessazioni da parte del nemico.
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