Anna Ascione nasce il 5 maggio 1938.
Questa è la sua testimonianza.
L'insurrezione delle Quattro Giornate di Napoli è stata definita, ingiustaImente, "La rivolta della fame e dei pidocchi". Nonostante fossi piccolissima, ricordo ancora perfettamente quei giorni terribili. I ricordi di una bambina di tre anni possono essere indelebili. Quando suonava l'allarme i genitori prendevano i figli e fuggivano nei ricoveri o negli scantinati, le bombe mi sembravano fuochi d'artificio, a volte cercavo di fermarmi a guardare e dicevo "come sono belli!" Mio padre lavorava in un panificio obbligatorio, per questo fu esonerato dalla guerra. C'erano rastrellamenti casa per casa, lui doveva rendere conto della quantità di pane che produceva, rubava il grano per panificare una quantità superiore da distribuire fra la gente povera e i partigiani nascosti. Nascondeva i partigiani nei sotterranei del magazzino, nonostante la contrarietà di mia madre che temeva per l'incolumità dei cinque figli, ma lui le rispondeva: "Ma se quei poveracci fossero i tuoi figli o i tuoi fratelli?». Da un tunnel del panificio si arrivava in un altro quartiere. C'era una botola coperta da sacchi di farina. Dei colpi sulla botola segnalavano il pericolo, cinque colpi significavano "Il pranzo arriva stasera". Alla fine dei conflitti mio padre ricevette diverse onorificenze su cui ci tenne a far aggiungere a penna: "...ed ha fornito il pane per i volontari". Morì all'improvviso all'età di trentatré anni, probabilmente a seguito dello stress e dello sconvolgimento psicologico causati dalla guerra. A quel tempo l'informazione era sottoposta ad una rigida censura: per chi leggeva giornali o ascoltava radio straniere era previsto il carcere.
Le notizie più veritiere erano diffuse da Radio Londra, che iniziava con una sigla, che, solo in seguito, scoprii che era la Nona Sinfonia di Beethoven. In un primo tempo ascoltavamo solo per curiosità, non per convinzioni politiche, ma progressivamente iniziò via via ad incrinarsi il consenso per il fascismo. Durante le trasmissioni radiofoniche si inserivano voci di dissenso. Dalla parte opposta dell'informazione, c'erano i documentari diffusi dall'Istituto LUCE, strumento di propaganda della politica mussoliniana (per il loro carattere poco veritiero, l'espressione napoletana "T'hè fatto nu film luce"). Le Quattro Giornate furono un moto popolare spontaneo, noi non eravamo dei veri soldati, fummo infatti aiutati, e non poco, dagli ex combattenti che vennero dopo, le armi furono portate da un apparato semimilitare che le aveva nascoste in precedenza. Noi non eravamo dei veri soldati, dopo l'azione ce ne siamo tornati a casa. I rapporti con i tedeschi, in un primo momento, quando era ancora in vigore l'asse Roma-Berlino, erano cordiali, anche se loro nutrivano delle riserve nei nostri confronti. In seguito al "tradimento italiano", però, manifestarono tutta la loro ferocia. Gli alleati americani procedettero ad una sorta di occupazione del suolo italiano presentandosi come liberatori, strumentalizzarono le Quattro Giornate per incoraggiare la sollevazione delle altre città europee contro i tedeschi.
Gli alleati a Napoli requisirono tutti i rifornimenti, con cento grammi di farina si facevano tre pezzi di pane. Al loro confronto i dominatori francesi e inglesi furono più umani mentre quelli marocchini furono ancora più terribili. Alla fine della guerra, però tutti i fascisti rientrarono comunque negli uffici, essendo la parte della popolazione meglio acculturata, l'unica ad aver potuto godere dei benefici della scuola.
Comments